Conferme sui pianeti ultra nettuniani ipotizzati da Bendandi

L’ultimo studio, dei fratelli Carlos e Raul de la Fuente Marcos, ricercatori presso l’Università Complutense di Madrid in Spagna mostra che oltre i confini conosciuti del sistema solare ci sarebbe più di un corpo celeste di vaste dimensioni, in grado di “perturbare” le orbite di alcuni oggetti transnettuniani. Gli astronomi hanno chiamato questi oggetti: ETNO, Extreme Trans Neptunian Object. Questi corpi celesti, di cui ne conosciamo almeno una dozzina, orbitano ad una distanze dal Sole compresa tra 150 e 525 unità astronomiche (1UA è la distanza media Terra-Sole, pari a circa 150 milioni di chilometri).

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“Questo eccesso di oggetti con parametri orbitali che differiscano da quelli attesi ci fa pensare che alcune forze invisibili stanno alterando la distribuzione degli elementi orbitali degli ETNO, e crediamo che la spiegazione più probabile è che ci siano pianeti sconosciuti oltre Nettuno e Plutone” spiega Carlos de la Fuente Marcos, scienziato e co-autore UCM.

“Il numero esatto è incerto, in quanto i dati che abbiamo a disposizione sono limitati, ma i nostri calcoli suggeriscono che ci sono almeno due pianeti, e probabilmente anche di più, all’interno dei confini del nostro sistema solare”, dice l’astrofisico.

Per condurre il loro studio, pubblicato in due articoli sulla rivista Notices della Royal Astronomical Society, i ricercatori hanno analizzato gli effetti del cosiddetto ‘meccanismo di Kozai’, relativo al disturbo gravitazionale esercitato da un grande corpo sull’orbita di uno molto più piccolo e lontano. Per riferimento hanno considerato il funzionamento di questo meccanismo nel caso dell’orbita della cometa 96P/Machholz1, perturbata da Giove.

I ricercatori ritengono che questi oggetti vengono “ingabbiati” in uno schema più ampio noto come risonanza orbitale. Ad esempio, sappiamo che Nettuno e Plutone sono in risonanza orbitale, per ogni due orbite intorno al Sole descritte da Plutone, Nettuno ne completa tre. Analogamente, un gruppo di piccoli oggetti sembra viaggiare alla stessa velocità che descrive un pianeta invisibile posto molto più lontano. Quel mondo avrebbe una massa compresa tra quelle di Marte e Saturno e dovrebbe essere a una distanza di circa 200 AU. Alcuni degli oggetti più piccoli hanno orbite molto allungate che li portano a queste distanze. È insolito per un grande pianeta che orbita così vicino ad altri oggetti non essere collegato dinamicamente almeno ad un altro corpo, così i ricercatori suggeriscono che lo stesso grande pianeta è in risonanza con un altro pianeta enorme che dovrebbe trovarsi ad almeno a 250 volte la distanza Terra-Sole. Ma osservare questi ipotetici pianeti sarà molto difficile. I corpi più piccoli descrivono orbite molto ellittiche e potrebbero essere rilevati solo quando si avvicinano al perigeo della loro orbita. Diversamente i grandi pianeti hanno orbite quasi circolari e il loro movimento relativo risulta molto lento, per cui l’osservazione con i nostri telescopi è molto complicato. “Non c’è da stupirsi che non l’hanno ancora trovato“, dice Carlos.

Altre conferme sull’ipotesi dei pianeti ultranettuniani giungono dal telescopio ALMA che ha scoperto di recente, un disco-pianeta in formazione, a più di 100 unità astronomiche dalla stella HL Tauri, più giovane e più massiccia del nostro Sole. Questo suggerisce che i pianeti possono formarsi a diverse centinaia di UA dal centro del sistema.

Inoltre, la ricerca dei fratelli spagnoli si basa su un campione di pochi oggetti (13, in particolare), ma nei prossimi mesi saranno resi pubblici i dati di un campione più ampio. “Se confermati, i nostri risultati possono essere veramente rivoluzionari in astronomia”, ha detto De la Fuente Marcos.

L’anno scorso due ricercatori statunitensi hanno scoperto un pianeta nano chiamato 2012 VP113 nella nube di Oort, appena al di là del nostro sistema solare. Gli scopritori ritengono che la sua orbita è influenzata dalla possibile presenza di una super-Terra invisibile e di ghiaccio, di dimensioni fino a dieci volte quella del nostro pianeta.

Queste recenti ricerche dimostrano che gli studi di Raffaele Bendandi sui pianeti extranettuniani avevano più di un fondamento. In particolare la posizione del IV° pianeta coincide con quella ipotizzata dai ricercatori spagnoli. Di seguito la tabella con alcuni parametri relativi ai quattro Monster Planets bendandiani.

Il lavoro di Carlos e Raúl in: arxiv.org/abs/1406.0715

si ringrazia l’Osservatorio Bendandi per i dati sui pianeti ultra nettuniani

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